CRESCITA DELLE COMPETENZE DELLE PMI NEL TERRITORIO

Introduzione

La Piccola industria di Confindustria ha avviato una survey sulle imprese associate finalizzata all’analisi di diversi aspetti focalizzati, in particolare, sulla presenza delle figure manageriali in azienda, sul grado di sensibilità rispetto a tematiche come la digitalizzazione, l’internazionalizzazione, il green, il credito. Il campione che ha riscontrato il questionario ci ha fornito dettagli rilevanti su elementi significativi che caratterizzano il livello di maturità imprenditoriale raggiunto dalle aziende del territorio e l’esigenza dell’innalzamento  delle competenze dei dipendenti. Per meglio analizzarle le abbiamo divise in due macro gruppi, le medie imprese che rappresentano il 24% del campione e le piccole e micro che sono il 76% del totale. I parametri utilizzati per distinguere i gruppi aziendali sono quelli europei e i settori di riferimento sono i più disparati dal settore alimentare, alla gomma, al metallurgico, all’elettronica.

Sulla manegerializzazione i dati catenesi migliori del trend nazionale. Il 90% delle medio grandi  e il 18% delle piccole

I processi di globalizzazione dell’economia mondiale e la diffusione di tecnologie digitali hanno determinato una metamorfosi dei paradigmi competitivi e delle strategie delle piccole e medie imprese. La loro traduzione sul piano organizzativo è un consolidato aumento delle “performance” aziendali che richiede un’adeguata evoluzione dei sistemi gestionali e il ricorso a figure manageriali specializzate che possono gestire virtuosamente la complessità del cambiamento. È importante misurare la presenza di managerialità nelle nostre aziende, soprattutto perché il processo di cambio generazionale che sta caratterizzando molte imprese del territorio richiede per essere guidata al meglio figure manageriali di elevata professionalità. In questo senso i dati raccolti sono interessanti per misurare il grado di manegerializzazione del nostro campione. Il 90 % delle medio Grandi ha il suo interno figure manageriali esterne al gruppo familiare e solo il 18% delle piccole ha fatto ricorso a questa tipologia di professionalità. Questa forbice tra le piccole e le medie ancora una volta ci spiega la difficoltà delle piccole aziende del territorio a ricorrere a figure terze esterne alla famiglia, perché ancora la struttura è fortemente verticistica; ma il dato è incoraggiante anche rispetto al trend nazionale che si attesta sulle piccole al 16% e sulle medie al 60%.

Qualificazione dei dipendenti sulla digitalizzazione 52% delle piccole, 66% delle medie. L’80% delle medie ritiene di essere pronto per affrontare le sfide della digitalizzazione e del green contro il 20% delle piccole. Piccole e Medie trasversalmente interessate a qualificare il proprio personale sui temi del green, 63% delle piccole, 80% delle medie.

Le aziende sono state sottoposte ad una survey su più  temi relativi ai fabbisogni formativi rispetto a tematiche di particolare interesse come la digitalizzazione, il credito, il green. Con i risultati estrapolati possiamo misurare la tendenza delle nostre imprese ad aggiornarsi, le tematiche che ritengono di particolare interesse, ma in particolare quale ruolo occupa la formazione del capitale umano e l’innalzamento delle competenze dei dipendenti nella gerarchia degli interessi aziendali. Ritiene necessario aggiornare le competenze dei propri dipendenti la quasi totalità delle medie, contro il 46% del campione delle piccole. Rispetto alla digitalizzazione dei processi, i dati ci mostrano un 66% di aziende medie e un 52% di piccole che ritengono necessario la qualificazione   del proprio personale su questo tema. Se da un lato il dato ci incoraggia, l’interesse in particolare delle piccole, su un tema così significativo per il futuro del nostro territorio, ancora si dimostra moderato . Infatti l’80% delle medie si sente pronto ad affrontare sfide della transizione digitale e verde contro il 20% delle piccole.  Anche sul credito e la finanza l’interesse delle piccole si attesta su poco più del 37% e per le medie sul 33%. Interesse trasversale, invece, sul green  sia delle Piccole con il 63% degli intervistati che delle medie pari  all’80%. Sicuramente il futuro sempre più green alimentato anche dalle indicazioni inserite nel Recovery Plan influenza le richieste delle imprese. Su numeri più bassi si attesta invece l’esigenza di innalzare le competenze sull’internazionalizzazione che coinvolge più del 30% delle piccole e delle medie, probabilmente perché già nelle aziende del territorio si sono raggiunti buoni livelli di conoscenza nel campo.

Decresce a Catania la partecipazione alla formazione continua. Coinvolto nel 2020 solo il 5,5 della forza lavoro

Secondo gli ultimi dati del rapporto Bes dell’Istat, nella provincia di Catania partecipa alla formazione continua solo il 5,5% della forza lavoro e il dato è soggetto ad una graduale decrescita, perché nell’anno precedente si attestava al 5,9%. Nel grafico riportato, l’Istat attesta la riduzione del livello del ricorso alla formazione continua nella nostra provincia dal 2004 al 2020. Siamo di fronte ad un paradosso, perché le sfide che ci attendono richiedono un livello di preparazione che si scontra, invece, con una capacità di investire nella formazione sempre più limitata nel territorio che già deve scontare la discrasia con l’offerta scolastica e universitaria. La tendenza che si riscontra nelle risposte d  elle aziende è altalenante, infatti più del 90% delle medie aziende sta effettuando percorsi formativi o pensano di intraprenderli contro invece un 25% delle micro e piccole. Come già abbiamo visto e calcolato in uno studio precedente, invece esiste un fortissimo legame tra crescita del capitale umano e benessere economico. Abbiamo stimato che ad un aumento dell’1% di investimenti in capitale umano si associ un incremento dello 0,8% del benessere economico. Catania si attesta per investimenti nel capitale umano alla 102° posizione in Italia su un totale 106° provincie e questa condizione compromette di conseguenza anche l’andamento del benessere economico diffuso. Un circuito vizioso che può essere spezzato da una politica sulla formazione che abbia un respiro più a medio a lungo termine e che veda una collaborazione costruttiva degli attori coinvolti.                 

La metà delle piccole imprese è disposta ad assumere, ma è frenata dalla mancanza di personale adeguato.

La  volontà di assumere personale per affrontare le prossime sfide c’è. Il  50% delle micro e piccole e il 46% delle Medie e Grandi sono disposte a farlo. Segnali positivi per una Regione che ha dovuto già pagare un prezzo altissimo in  termini di posto di lavoro, soprattutto per quanto riguarda i giovani e le donne. Ma approfondendo il dato stupisce che sulle aziende disposte ad assumere, una buona parte non lo riescono a fare per la difficoltà a trovare personale adeguato. Più che alla pandemia, il mercato del lavoro locale deve pagare un prezzo ancora più alto al  gap di competenze che ormai da anni si trascina e che alimenta costantemente il serbatoio di Neet e di disoccupati della nostra provincia. Nel grafico possiamo constatare l’andamento dell’occupazione nella provincia di Catania dal 2014 fino al 2019 secondo i dati Istat.

Gli strumenti formativi quando ci sono vengono poco utilizzati. Solo il 12% delle piccole attinge agli ITS. Aumenta il riscontro per l’apprendistato, 53% delle medie e 31% delle piccole.

È anche vero che gli strumenti formativi quando ci sono, spesso vengono poco utilizzati. Infatti, solo il 12% del nostro campione delle piccole attinge agli ITS, percorsi post diploma che offrono una formazione tecnica qualificata e professionalizzante; ancora peggio va per i dottorati industriali, perché solo un a piccola del campione dichiara di aver aderito a questo tipo di iniziativa. Il dato cresce notevolmente, invece, sul campione delle medie e grandi che per il 60% ha partecipato ai percorsi dei dottorato industriale. Quasi il 30% delle piccole conosce poco o per niente il Fondo nuove competenze. Buone notizie sul fronte dell’apprendistato, utilizzato dal 53% delle medie e dal 31% delle piccole del nostro campione.

Proposte

Dai risultati della survey si evince che ancora è forte la forbice tra le micro piccole e medio grandi imprese, in particolare sul tema della formazione. Ancora le risposte delle piccole imprese su alcuni temi, su cui si giocheranno le dinamiche future della nostra economia, sono troppo timide. Questo territorio ha urgenza di una cura immediata di qualificazione del capitale umano e di crescita delle competenze.

È utile, quindi, puntare già da subito su percorsi che riescano a:

  • Valorizzare e rafforzare il capitale umano e potenziare il dialogo tra mondo della formazione e mondo produttivo.
  • Costruire fin dalle scuole primarie di secondo grado percorsi di studio che possano essere fruibili dalle aziende;
  • allineare e rendere le competenze degli occupati e dei disoccupati più funzionali e rispondenti ai fabbisogni professionali delle aziende puntando su innovazione e digitalizzazione.
  • Attrarre nuova occupazione qualificata, in particolare giovanile, grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.