Bonomi al Corriere della Sera: sono le imprese a fare il Pil, i partiti lo ricordino. Increduli di fronte alla caduta di Draghi


Enorme incredulità. L’irresponsabilità dei partiti quel giorno ha toccato l’apice” così il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi in un’intervista al Corriere della Sera ha parlato della situazione politica e del sentiment degli industriali sulla caduta del governo. “Nel suo mandato Mario Draghi ha confermato doti straordinarie di autorevolezza internazionale in Europa e Occidente. Nel dibattito sulla fiducia non ne ho sentito eco”. Esprimendo un giudizio sul lavoro fatto dal premier ha detto che è stato “ottimo nella svolta col Generale Figliuolo alla campagna vaccinale e nella riscrittura della parte del Pnrr sulle riforme. Di grande incisività sulle sanzioni europee contro la Russia. I guai sono cominciati dalla scorsa legge di Bilancio. Alcuni approvavano le misure in Cdm e poi, in Parlamento, venivano presentati centinaia di emendamenti”.

Lo scenario in cui ci troviamo è profondamente complesso: guerra, emergenza energetica, inflazione all’8%, il Fondo monetario internazionale parla di recessione. Proprio su questi temi il Presidente ha riunito, in via straordinaria, il Consiglio generale dell’Associazione in cui è stato riaffermato che “l’industria va considerata un asset strategico e di sicurezza nazionale. Per questo motivo, stiamo lavorando su un documento che fissa i punti delle priorità dell’industria e le urgenze del Paese. E necessario adottare misure su fisco, mercato del lavoro, scuola e formazione coerenti: senza industria non ci sono crescita e coesione sociale. E sul cuneo contributivo proponiamo da tempo un taglio strutturale, per 2/3 a vantaggio dei lavoratori sotto i 35mila euro. Per coprirlo le risorse ci sono: nel Def viene stimato un extragettito fiscale di 38miliardi di euro. E ricordo che si può riconfigurare una spesa pubblica pari a oltre 1000 miliardi all’anno”.

Secondo Bonomi le imprese hanno bisogno di “un governo che ribadisca totale adesione a princìpi e regole di Ue Nato e Occidente. Nessun passo indietro sul Pnrr e sulle riforme, anzi accelerare la loro messa a terra. Serve un’operazione forte di monitoraggio e controllo sui progetti. Una finanza pubblica che resti ancorata a regole e raccomandazioni comunitarie. Abbiamo aumentato enormemente la spesa pubblica e sociale in deficit, eppure abbiamo raddoppiato poveri e disagio sociale. Le risorse vanno concentrate sui 10 milioni di italiani in grande difficoltà. Basta bonus dispersi a pioggia”.

Il Presidente di Confindustria è tornato anche sui temi del lavoro: “Se in 20 anni il reddito pro-capite degli italiani è sceso mentre in Europa saliva c’è una correlazione diretta con la produttività. Abbiamo produttività stagnante malgrado quella elevata della manifattura e dei servizi finanziari: o la innalziamo nei servizi pubblici e in quelli fuori dal regime di concorrenza, o i salari ne pagheranno sempre il prezzo. Poi metà dei lavoratori più in difficoltà sta in settori dove i contratti di lavoro non sono applicati, oppure operano finte cooperative specializzate nel dumping sociale. Fenomeni da contrastare con forza. Ma non riguardano l’industria”.  

E sul salario minimo e il reddito di cittadinanza ha detto: “L’Italia è tra i pochi Paesi virtuosi a più alta copertura di lavoratori cui si applicano contratti di lavoro nazionali. Il salario minimo per legge è rivolto ai Paesi che hanno una quota elevata di lavoratori scoperti. Per altro i settori in cui ci sono salari bassi non sono quelli dell’industria dove i Ccnl anche nelle categorie più basse garantiscono un salario superiore a quello minimo. Al reddito di cittadinanza, invece, va levata la competenza sulle politiche attive del lavoro, non la finalità di strumento universale contro la povertà. Anzi, per incoraggiare il lavoro, supportare gli inattivi e contrastare il lavoro sommerso, andrebbe pensato un sistema che consenta di sommare al reddito di cittadinanza eventuali redditi da lavoro stagionale e con la perdita del diritto al reddito di cittadinanza nel caso di rifiuto di un lavoro”.

Analizzando poi l’attrattività del Paese nei confronti degli investitori esteri ha spiegato: “I fondamentali dell’industria sono buoni, se solo la politica aprisse gli occhi e capisse quel che va fatto. Purtroppo, infatti, abbiamo assistito in questi anni a interventi che non hanno in alcun modo favorito l’attrattività di capitali esteri e posto le giuste condizioni per insediamenti industriali. Invece, dovremmo essere in grado, soprattutto in questa fase di transizioni, di attirare investimenti strategici come, per esempio, per Giga Factory e semiconduttori, che garantiscono sovranità e indipendenza industriale”.

Infine, sulle imminenti elezioni il Presidente Bonomi ha ribadito: “Confindustria rispetta le istituzioni ma è autonoma e apartitica” e “l’unico invito che faccio ai partiti è al senso di responsabilità, a non dimenticare mai il nostro debito pubblico, e la difesa dei valori di competenza, libertà e democrazia. Di tenere bene in considerazione che le imprese sono un motore di crescita economica e coesione sociale. Di non spararle grosse solo perché in campagna elettorale ma di essere credibili”.