Accesso al Credito, Monitoraggio di Confindustria Catania

BIRIACO: MISURE INSUFFICIENTI, SERVONO TEMPESTIVITA’ E SEMPLIFICAZIONE

Un monitoraggio tra le aziende associate a Confindustria Catania per registrare le potenziali criticità riscontrate nell’accesso al credito dopo l’emanazione del Decreto Liquidità. E’ quanto realizzato dall’ufficio Studi dell’associazione etnea su un campione di imprese rappresentativo dei diversi comparti economici, che rileva come i dispositivi messi in campo dal Governo per far fronte alla crisi finanziaria dovuta al blocco delle attività produttive non abbiano soddisfatto le aspettative attese.

“Se da una parte le garanzie a supporto dei nuovi prestiti hanno raggiunto percentuali elevate – afferma il presidente di Confindustria Catania Antonello Biriaco –  dall’altra,  i tempi molto brevi di restituzione delle provviste finanziarie e i vincoli burocratici ne hanno fortemente limitato la portata. L’analisi del merito creditizio effettuata sulla situazione finanziaria precrisi, inoltre,  ha indebolito ulteriormente l’efficacia degli aiuti. Il rischio, soprattutto nel nostro territorio, nel quale molte imprese avevano già il  fiato corto prima dell’emergenza sanitaria, è che le misure di aiuto supportino solo  chi possiede buoni parametri creditizi, lasciando da parte chi registra sofferenze bancarie, ancorché  temporanee,  con il pericolo di accelerare una pericolosa moria di aziende”. “Per questo –   per il presidente degli industriali etnei – occorrono correttivi che garantiscano tempestività e procedure semplificate”.   

I numeri ufficiali.  Secondo i dati del Fondo Centrale di Garanzia gestito da Mediocredito, risulta che la maggior parte delle domande inoltrate dalle aziende riguardano i prestiti garantiti fino a 25 mila euro. Sono le domande delle aziende medio grandi ad assorbire la maggior parte dell’ammontare dei finanziamenti. A Catania, in particolare, sono state quasi 4.000 aziende che hanno già ricevuto  i 25 mila euro garantiti per un totale di 64,2 milioni di euro contro le 684 medie e grandi imprese che invece hanno ricevuto 117,3 milioni di euro. Catania e Palermo risultano le province in Sicilia che hanno fatto il maggior numero di  richieste.

I ritardi e le difficoltà di accesso ai prestiti fino a 25 mila euro sono evidenziati anche dai monitoraggi periodici effettuati dalla Banca d’Italia che registra come ancora,  nel mese di maggio, il  40% delle imprese lamenti disservizi per il mancato tempestivo riscontro delle domande, per le lungaggini procedurali, per la presenza di segnalazioni alla Centrale Rischi.

Le criticità rilevate dalle imprese etnee. Rispetto al campione che ha risposto al questionario di Confindustria Catania, il 60% ha dichiarato di aver fatto richiesta dei prestiti previsti a seguito alla crisi sanitaria, ma un significativo 40% ha invece risposto di non aver ritenuto utile fare ricorso agli aiuti per contrastare il fabbisogno di liquidità. Le imprese che hanno chiesto l’accesso al credito segnalano ancora tempi lunghi nell’esame delle pratiche e nell’erogazione dei prestiti. La quasi totalità è ancora in attesa di ricevere quanto richiesto. Risultano ancora poco conosciuti gli strumenti a fondo perduto previsti dalla legge Finanziaria regionale attraverso l’Irfis.  Infatti, solo  il 18% degli intervistati dichiara di volerli utilizzare.

Costruzioni e turismo in grave sofferenza. Se era prevedibile che il settore edile ricorresse in maniera importante alle misure di aiuto, perché ormai afflitto da una crisi strutturale cronica, a preoccupare  è l’aumento esponenziale delle imprese della filiera del turismo, dei servizi, e anche delle imprese storiche del territorio che vanno ad allargare le fila delle aziende in crisi di liquidità. Del campione analizzato,  il 75% ritiene che queste iniezioni di liquidità potranno risolvere le problematiche finanziarie in atto;  il  25% pensa, invece,  che la propria crisi finanziaria permarrà.

Tempi troppo esigui per la restituzione del prestito. Molte imprese giudicano poco efficace il  meccanismo bancario con il quale vengono erogati gli aiuti, perché percepito come poco diretto. I tempi previsti per la restituzione del prestito sono considerati troppo esegui e non fanno altro che aumentare l’agonia di imprese che già prima dell’emergenza avevano un quadro finanziario fortemente precario.

Ma c’è chi resiste e rilancia. Molte imprese del settore alimentare e del farmaceutico hanno superato indenni l’emergenza ed in alcuni casi hanno aumentato la propria capacità produttività. Altre hanno dichiarato di non voler far ricorso ai prestiti previsti, perché il loro stato patrimoniale è solido. Ci sono anche i casi di imprese che di fronte alla forte contrazioni degli ordini, piuttosto che ricorrere ai sussidi, hanno riconvertito con successo la propria linea produttiva.

Una cura insufficiente. C’è il rischio che le  misure del Dl Liquidità rimangano sottoutilizzate  rispetto alle reali esigenze finanziarie –   come si evidenzia dalle rilevazioni effettuate dagli istituti bancari e dal 40% del campione monitorato dall’indagine-   e quindi non efficaci per curare la precaria situazione delle imprese. Il Decreto Rilancio è in parte intervenuto per risolvere queste criticità con la previsione di finanziamenti a fondo perduto, ma i tempi di attuazione non sono compatibili con l’andamento della crisi delle imprese.